Approvato in Senato il DDL Lavoro: l’equiparazione dell’assenza ingiustificata “prolungata” alle dimissioni volontarie è legge.
L’11 dicembre 2024, dopo un lungo periodo di “gestazione”, si è finalmente concluso l’iter legislativo del cd. “DDL Lavoro”, con l’approvazione, in via definitiva, del Senato. Il testo sarà parte integrante della Legge di Bilancio che dovrà varare il Parlamento.
L’intervento legislativo ha introdotto rilevanti novità in materia di dimissioni “di fatto”, durata del periodo di prova, contratti di somministrazione, contratto a causa mista, rateizzazione dei debiti contributivi, sorveglianza sanitaria, attività stagionali.
Ci soffermiamo, in particolare, sull’equiparazione dell’assenza ingiustificata “prolungata” alle dimissioni volontarie, che oggi è finalmente legge. Tema, questo, di cui il nostro Studio si è già ampiamente occupato, atteso che la notevole innovazione in parola è frutto del recepimento, da parte del Legislatore, del recente orientamento giurisprudenziale alla cui formazione i nostri professionisti hanno dato impulso (cfr. Trib. Udine, sent. n. 20 del 27 maggio 2022, pronunciata in un procedimento nel quale abbiamo prestato il nostro patrocinio).
Nello specifico, il “DDL Lavoro” prevede che, in caso di assenza ingiustificata protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di tale previsione, oltre quindici giorni, il rapporto si intende risolto per volontà del lavoratore, senza che sia necessario applicare la disciplina sulle dimissioni telematiche. Il lavoratore non avrà diritto all’indennità di disoccupazione Naspi. Resta salvo che il datore di lavoro dovrà comunicare l’assenza all’Ispettorato del lavoro, per le dovute verifiche sulla veridicità della comunicazione.
La ratio della norma è quella di garantire certezza nei rapporti di lavoro e reprimere gli abusi volti all’accaparramento della Naspi. In tal modo, si è, infatti, posto fine alla pratica scorretta di chi prolungava la sua assenza ingiustificata oltre il termine previsto al solo fine di farsi licenziare e poter godere così della Naspi, tanto con costi a carico della collettività. Ora, diversamente, in questi casi, il rapporto si intenderà risolto per volontà del lavoratore.
Quanto avvenuto mostra come la sinergia che si sviluppa tra le aziende che vogliono incidere su tali condotte ed i legali, abbia condotto a risultati che, in termini di spesa ed aziendale, hanno portato al risparmio milioni di euro, salvaguardando anche istituti, come la Naspi, che costituiscono efficaci risposte ad esigenze reali ed effettive e non ad inaccettabili simulazioni.