"Furbiziavirus": un'antipatica malattia

La riflessione dell'avv. Paolo de Berardinis

Sciacallaggio al tempo del “corona virus”

Pubblichiamo una considerazione dell’avvocato Paolo de Berardinis in merito ai certificati di malattia che provengono in questo periodo ai datori di lavori.

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara l’esistenza di una pandemia.
Il Governo italiano sigilla la Nazione e ne riduce drasticamente l’attività.
Tutti i datori di lavoro, piccoli o grandi che siano, vengono richiesti di attuare quanto possibile (leggi: assegnazione di ferie, lavoro in smartworking, ricorso agli ammortizzatori sociali).
Il nostro Ministro dell’economia professor Gualtieri da giorni dice che nessuno dovrà perdere il proprio posto di lavoro a causa dell’epidemia.
E cosa avviene nel bel Paese? Pervengono ai datori di lavoro innumerevoli certificati medici che, naturalmente, non riguardano la pandemia ma accidentali malattie!

Si tratta del solito, ancor più inaccettabile in questo momento anzi scandaloso, comportamento proprio del germe della furbizia che continua ad allignare anche in questa così grave situazione. Il “furbizia virus” per infettare il sistema ha però bisogno di tanti, troppi aiuti.

Così accade che un certificato medico non si nega nessuno, magari a seguito di una visita telefonica (accade anche questo), tanto la procedura è informatica è così comoda da poter essere utilizzata senza bisogno di spostamenti, perché quelli vanno evitati in quanto si sa c’è la pandemia (quella vera).
Fortunatamente questo tipo di comportamento non è così esteso, ma neppure così tanto limitato.
A ciò si deve aggiungere che i datori di lavoro oggi come oggi non possono ricorrere alle visite di controllo, perché queste giustamente non avvengono in quanto i medici, quelli veri e che non finiremo mai di ringraziare per quanto stanno facendo, hanno ben altro di cui occuparsi.

Ed allora, come ci si difende da simili imbrogli, perché di imbrogli si tratta: non è semplice ci vuole coraggio, acume e tecnica. Attraverso questi tre elementi si deve affermare il diritto, quello vero, rifiutandosi di farsi prendere letteralmente in giro dagli affetti dal “furbizia virus” affermando la sussistenza e la preminenza non della malattia ma della causa di sospensione come già comunicata.
Seppure l’attuazione di simili scelte è, come detto, non semplice né indolore va, utilizzata anche la conoscenza di ulteriori elementi, prima tra tutti il comportamento generalmente mantenuto dal lavoratore ammalatosi, osservando con attenzione gli eventi, in altre parole quei fatti che ci fanno comprendere cosa realmente stia accadendo. Poi, necessariamente, la mano passa allo specialista del diritto del lavoro.

L’alternativa è quella di prostrarsi a stucchevoli, quanto inattuabili, in particolare in momenti come questo, di principi generali che non dovrebbero mai servire per agevolare condotte di tal genere, men che meno ai tempi del corona virus.